Café d’Aligre

Ci sono pochi posti come il Café d’Aligre. Ci sono stata una volta per un “atelier confitures” a preparare marmellate, partendo dalla frutta del mercato limitrofo, insieme a vari nonni, bimbi e abitanti del quartiere. Sono stata alle feste con musica e barbecue nell’orto autogestito. Ci ho organizzato con gli amici della Carlo Giuliani un incontro sull’antimafia con don Tonio dell’Olio a inizio anno. E ci sono tornata ieri sera, per una serata organizzata sempre dalla Carlo Giuliani e dall’A.N.P.I.

Il fine era dibattere con Massimiliano Panarari sul suo libro, L’Egemonia Sottoculturale, edito da Einaudi. Mi sono autoesclusa dal prologo, la visione di Il Corpo delle donne, perché avrei avuto una crisi epilettica a rivedere la scena della squinzia marchiata come un prosciutto.

Ho avuto qualche difficoltà a ingranare, nell’arena in cui si confrontavano le teorie sulla comunicazione e gli strumenti gramsciani di lettura della realtà e dell’intellettualità. E mi prudevano le mani quando si è citato il format di Vieni via con me come “funzionale al sistema”…. o come “non di sinistra”… (ma chi ha mai detto che doveva essere rivoluzionario o di sinistra?), ma poi è arrivata la cena e il dibattito a misura di tavolata, cosa che si puo’ fare solo ad Aligre. E in mezzo al moderatore, a una ragazza albanese, una collega australiana e un bicchiere di vino, la stanchezza si è volatilizzata e si è andato al cuore delle questioni.

Ho focalizzato che mi viene da ridere a pensare a una televisione fatta per educare le masse popolari, talmente è lontano dalla quotidianità della televisione in Italia e talmente faccio fatica a pensare alle “masse popolari” come ad una categoria plausibile. Fazio e Saviano non hanno cercato di educare, quanto di celebrare un’alternativa culturale, e di unificare un popolo attorno ad una una caratteristica pre-politica, l’onestà. Ma poi, questo gruppo eterogeneo di cittadini uniti dal fatto di pagare le tasse e rispettare la legge, cosa lo fa stare insieme? Dove vuole andare? E agli altri, cos’abbiamo da dire? In fondo, sabato scorso, con il sindaco di Bari Michele Emiliano, non ci chiedevamo delle cose diverse.

Entrambe le serate sono finite tardi, come è costume, rimettendo tavoli e sedie al loro posto, e continuando a chiacchierare a lungo sulla strada, fino a rassegnarsi a tornare a casa. Mi dico che alla fine mi andrebbe anche bene non trovare delle risposte, se intanto grazie a tutte le domande che ci facciamo riuscissimo ad arrivare da qualche parte. Che forse poi lo stiamo già facendo. Va savoir.

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