Rapporto Italiani nel Mondo 2015

Dopo aver seguito per anni la pubblicazione del Rapporto Italiani nel Mondo come lettrice e sostenitrice, quest’anno ho contribuito anch’io come autrice!

Potete quindi trovare sul Rapporto di quest’anno, presentato lo scorso 6 ottobre, un articolo intitolato “Libera, fare associazione oltre i luoghi” in cui racconto le attività di Libera all’estero, compresa la piccola storia dell’antenna francese che ho avuto il privilegio di fondare, le trasformazioni e i progetti del settore Internazionale (tanti, e in tutto il mondo) e la nascita delle altre antenne a Bruxelles e a Londra.

Ovviamente, del Rapporto, non perdete l’ottima Sintesi_RIM2015.

Eletta al CGIE

Lo scorso 27 settembre sono stata eletta al Consiglio Generale degli Italiani all’Estero.

Unica donna, unica sotto i 50 anni, unica di nuova emigrazione, unica esterna al mondo dei patronati tra i 4 eletti a rappresentare la Francia (a livello mondo siamo 9 donne e 2 eletti di nuova emigrazione su 43), vivo questo mandato con la consapevolezza di avere per le mani una bella e complicata occasione politica e istituzionale.

Mi dà coraggio l’esempio di quei Com.It.Es. che un po’ dappertutto stanno lavorando sodo per il rinnovamento di base e poi il pensiero di tutti quei cittadini (assai piú numerosi) che stanno lí fuori e che magari ancora di tutte queste belle lotte non sanno nulla: speriamo di contagiarli con la nostra passione!

Grazie a Italia in Rete per l’abbraccio floreale che mi ha davvero commosso. Rappresentare anche voi è un grande onore.

…e grazie all’associazione Peperoncini per il portafortuna… ne avró senz’altro bisogno!

Aix 10 anni dopo

Correva l’anno 2005. Giovane laureata portai un capitolo della mia tesi sul Festival di Aix-en-Provence all’allora direttore Stéphane Lissner, aggiungendo, ovviamente, un mio CV.  Poco dopo fui convocata per un colloquio, e, nonostante fossi già stata assunta da Myung-Whun Chung per lavorare insieme a lui, ottenni due mesi di “libera uscita” per accettare l’offerta del Festival, presso l’Académie Européenne de musique. Furono due mesi molto molto intensi e conobbi tanti colleghi, che sono amici ancora oggi.

Ho festeggiato il decennale tornando su quei luoghi e facendomi una bellissima abbuffata di 5 opere (15h di musica) in 48h di viaggio. L’estate, la musica, il teatro… il festival di Aix, insomma. Che meraviglia!

Racconti dalla California: Zero Waste Home

Ad un certo punto è rientrato un figlio da scuola. Poi un marito dal lavoro. Ma allora vivono qui davvero! Leggendo la loro storia sul blog “Zero Waste Home” l’incredulità è lecita: in un anno hanno prodotto spazzatura per l’equivalente di un barattolo di vetro di medie proporzioni. Per questo avevo voglia di visitarla davvero, questa incredibile casa che sembra uscita da una rivista patinata e contemporaneamente è accusata di pericoloso estremismo hippie.
Il mantra per raggiungere queste vette di ecologicamente compatibile è presto detto: “Refuse, reuse, redure, recycle, rott”, rigorosamente in quest’ordine. Cioè: rifiuta, riusa, riduci, ricicla, composta (neologismo per “fare il compost”).
Il percorso per metterlo in pratica, invece, ha richiesto a Béa Johnson, francese trapiantata negli USA come ragazza alla pari e mai rientrata in patria, diversi anni di apprendistato.
“Non tutte le scelte vanno bene per tutti, e quando ho preso decisioni che per me non erano sostenibili nel lungo periodo, le ho abbandonate. L’obiettivo, infatti, non è raggiungere qualche astratta vetta di perfezione, ma semplicemente, giorno dopo giorno, fare scelte che siano più compatibili con quello che ho scoperto guardando documentari, informandomi”.
Lungi dall’essere una scelta di mestizia e privazioni, Béa la racconta come una grande liberazione: “Non si possono contare i benefici che la mia famiglia sperimenta da quando vive in una Zero Waste Home: il risparmio di soldi e di tempo sono incalcolabili e anziché letteralmente buttare lo stipendio in spazzatura (ci pensate?), spendiamo soldi per fare delle esperienze tutti insieme in famiglia”.
La famiglia: il marito Scott e i due figli, adolescenti. Come si fa a far vivere con poco dei giovani, con tutte le pressioni del mondo moderno? “In realtà i miei figli hanno vissuto più anni nella logica zero waste che diversamente, quindi ormai gli pare naturale. Hanno uno smartphone e un computer, ma sempre usati. Non hanno piattaforme di gioco né Ipad” Anche nel guardaroba c’è tanta sobrietà: “I nostri vestiti entrano tutti in una borsa”. E così, quando la incontro a fine agosto, è reduce da lunghe vacanze, potute affrontare economicamente anche perché “avendo pochi oggetti è anche molto più semplice affittare casa, chiunque può trovare il proprio spazio”.
Barattoli di vetro dove mettere i cibi acquistati en vrac, prodotti di pulizia fatti in casa (compreso il make up), davvero la spazzatura quasi non c’è: “Il punto infatti non è solo riciclare, ma anche riciclare meno, nel senso di avere meno bisogno di passare attraverso l’energia del riciclo”.
Alla fine, negli ultimi anni, l’unica cosa che non sono riusciti proprio a evitare (perché le formaggerie americane non lo vendono sfuso) è stata di ritrovarsi con più di 400 cartine ereditate dalle confezioni del burro. Ed è qui che Béa ha il tocco di genio: “Ho lavato tutti i pacchetti, li ho disposti in un quadro… ed è stato venduto in meno di un’ora!”.

Per saperne di più:
zerowastehome.blogspot.com

[questo articolo è stato scritto per Focus In, la rivista degli Italiani in Francia]

#26N Ancora uniti per il Messico

Jorge Harmodio ha cominciato cosi’, leggendo i quotidiani e facendo un semplice tweet per ogni persona di cui veniva segnalata la morte. Poche parole, 140 caratteri: il nome, l’età, le circostanze della morte. La prima settimana del suo volontariato, ci dice, leggeva i giornali per sei ore al giorno e aveva contato 400 morti. 400? In una settimana?
32400 tweet dopo, l’account @menosdias, attivo dal settembre del 2010, non smette di leggere, scrivere, di ricalcare gli esempi tristemente noti dei conflitti bellici, come l’Iraq. “Ma gli altri sono conflitti riconosciuti”, ci dice Jorge, “da noi questa guerra viene nascosta sotto l’accettazione di un livello di violenza per alcuni ancora considerato tollerabile”. Spera che questa volta la sparizione dei 43 studenti sia la scintilla che riaccende la società civile e che mobilita finalmente tutti. E noi lo speriamo con lui.Con la comunità messicana “expat” impegnata per la pace, Libera Francia aveva già partecipato a delle manifestazioni nel 2012. La conta dei morti poeticamente rappresentata con una scritta di candele sul Parvis des Droits de l’Homme. Un migliaio di lettere vuote per l’allora presidente Calderon spedite simbolicamente dalle vittime. Questi i gesti semplici ed efficaci con cui la comunità messicana ci ha spinto a interessarci alla loro situazione.

La serata passa velocemente, noi prendiamo appunti, lui prende appunti quando parliamo dell’antimafia italiana.

Roberto Bolano ha scritto che la situazione messicana, cosi’ indefinita nella sua commistione di capitalismo, corruzione, debolezza delle istituzioni, non è che il futuro che ci attende tutti.

Ha ragione, probabilmente. Ma sta a tutti noi impegnarci per scrivere un altro finale a questa storia.

Piccola bibliografia di Jorge per approfondire: